Cappella Cantelmo - Caldora

Monumento sepolcrale Cantelmo CaldoraTra le esigue preesistenze di epoca medievale, particolare rilevanza storico-artistica viene riconosciuta alla Cappella gentilizia della famiglia Cantelmo-Caldora attigua alla chiesa. All’interno,  in una nicchia, è posto il monumento funebre commissionato da Madonna Rita Cantelmo, vedova Caldora, eseguito nel 1412 da Gualtiero di Alemagna, come attesta un’iscrizione sulla cornice. Il sarcofago poggia su colonnine doriche, sul coperchio è riprodotta la figura di Restaino, il figlio morto prematuramente, mentre sulla predella sono rappresentati la madre e i fratelli.  La parte frontale è intagliata vigorosamente con rilievi ripartiti in tre riquadri: al centro l’Incoronazione della Vergine e sui lati le figure degli Apostoli.

A Gualtiero d’Alemagna gli studiosi hanno assegnato anche il monumento Camponeschi nella chiesa di San Biagio di Amiterno, ora San Giuseppe, a L’Aquila. Un terzo monumento, andato perduto a seguito del sisma del 1703, fu fatto erigere  nella chiesa aquilana di San Domenico nel 1415 da Maurizia Camponeschi in memoria dei Gaglioffi e in particolare del marito Niccolò. Risulterebbero così coinvolte alcune delle famiglie più importanti dell’aristocrazia abruzzese: i Cantelmo, i Caldora, i Camponeschi e i Gaglioffi che sicuramente, nel commissionare le opere, dovettero rivolgersi a personalità di primo piano, abituate a muoversi sulla scena internazionale dei grandi cantieri legati alle corti europee. Nell’eseguire questi sepolcri l’artista, da identificarsi molto verosimilmente con il  Gualtiero di Monaco che lavorò nel Duomo di Milano e nella Cattedrale di Orvieto, tenne presente i monumenti del Nord e le arche scaligere di Verona e, non da ultimo, le tombe dei reali d’Angiò a Napoli. Quanto ai caratteri stilistici, la presenza delle decorazioni anche sulle cornici e sulle colonne, nonché la fitta serie dei personaggi ad alto rilievo indicano la volontà di riempire tutti gli spazi disponibili e una predilezione per una plastica ritmica che alimenta il gioco delle luci e delle ombre, tutti aspetti tipici dell’arte  tardo–gotica.  In perfetta sintonia con i valori simbolici e le peculiarità stilistiche  del monumento funebre,  sulle pareti della Cappella Caldora si svolge una pagina notevole di pittura, commissionata sempre da Rita Cantelmo. Sopra al monumento è rappresentata la scena del Compianto e di fianco un Santo guerriero. Sulle altre pareti nei dodici riquadri  sono rappresentati, partendo dall’alto, i seguenti episodi della vita di Cristo: Annunciazione, Natività, Fuga in Egitto, Strage degli Innocenti, Battesimo di Cristo, Ingresso a Gerusalemme, Preghiera nell’orto degli ulivi, Flagellazione, Salita al Calvario, Crocifissione, Ascensione e Pentecoste. La scena del Compianto costituisce l’elemento di raccordo tra il monumento funebre e i dipinti: Rita Cantelmo piange il figlio morto al pari della Vergine che accoglie tra le braccia il corpo esanime del Cristo. Il ciclo pittorico viene assegnato a un’interessante figura artistica denominata, convenzionalmente, da questa sua opera principale, “Maestro della Cappella Caldora”.